Dicono che fossi una bambina giudiziosa e matura, con grande senso pratico, estremamente indipendente e fantasiosa. Non ho mai amato giocare con le bambole, preferivo passare il tempo ad ascoltare i grandi o nel laboratorio odoroso di olio, vino, muffa, che altro non era che una cantina, osservare mio nonno trafficare. Acuto, intelligente, geniale, aveva sempre qualcosa da fare, lui pesava, misurava, componeva...sapeste come mi piaceva guardarlo...e senza dire una parola sapevo che mi avrebbe permesso di usare a volte un martello a volte il morsetto, questi strumenti così belli e particolari, mi piacevano e mi entusiasmavano.
In quei momenti trascorsi con mio nonno che divennero poi sempre più frequenti con il passare degli anni, cercavo di farmi raccontare molta della sua vita, gli aneddoti, le avventure. Ed io bramavo e volevo sapere tutto. In particolar modo amavo farmi raccontare lo stesso episodio come ad esempio, l'incontro con la nonna, o altro argomento comune, era un gioco, prima da mio nonno e poi da mia nonna. Lo guardavo, lo ascoltavo con attenzione nel timore di perdermi qualcosa di importante, uno sguardo, una frase. E infine li mettevo insieme, come un regista, facendo combaciare tutti i pezzi. Ne usciva sempre qualcosa di meraviglioso e di unico che mi rendeva felice.
Vi sono alcuni ricordi della mia infanzia che conservo vividissimi.
Mi ricordo un giorno dove passeggiavo con mio nonno ai "Giardinetti di Porta Venezia" e ricordo l'esatta sfumatura dorata della luce di primo pomeriggio. Sull'acqua del laghetto gli splendidi colli lunghi arcuati e candidi dei cigni, i riflessi violacei dell'acqua e nell'aria odor di foglie e prato, bambini correre vicino all'argine speranzosi di dar da mangiare ai simpatici anatroccoli... Passeggiare con mio nonno voleva dire conversare con lui di mille argomenti, interrompendoci di tanto in tanto per prenderci una granita alla menta e arancio, nostra specialità, e i suoi discorsi sono sempre stati improntati al rispetto per la libertà per ogni singolo essere umano e nella difesa dei più deboli.
A volte nelle giornate di sole mi veniva a prendere con il suo motorino e lungo il naviglio e i filari di tigli andavamo a fare delle belle scampagnate, ci spingevamo in aperta campagna fermandoci spesso a chiacchierare con i contadini, entravamo nelle cascine a vedere gli animali a bere del latte appena munto o ad accarezzare i vitellini appena nati. Una tappa obbligatoria che aspettavo con gioia, era quella di andarci a fare il nostro bicchierino, un bel bicchiere di spuma in una delle trattorie o in uno dei bar di paese che incontravamo, quanto aspettavo quel momento, quel momento incredibile, quando varcavo la porta e non vedevo nessun'altra bambina o bambino, quanto mi faceva sentire grande, che fantastico momento, che gioia, grazie nonno!
In uno di quei bellissimi giorni mi ha insegnato a pescare, fin dal primo momento, ho capito che mi sarebbe piaciuto enormemente, i preparativi, l'attesa e l'entusiasmo di vedere scendere il galleggiante e le nostre gare? Ci inventavamo gare di pesca e tutto il bottino immancabilmente finiva tra le abili mani di mia nonna che come ricompensa ci preparava uno splendido pranzetto a base di fritturina accompagnata da una tenera insalatina verde.
Quante risate e che gioia stare insieme.
Era sempre pronto a insegnarmi qualcosa, lasciandomi la libertà di imparare da sola, senza condizionamenti.
Nelle giornate un po' grigie ci piaceva restare a casa, sedevamo affianco alla portafinestra del terrazzino lasciando aperta la finestra facendo entrare la luce tenue e le voci della città. Passavo il tempo ad osservare le abili mani di mio nonno disegnare, poi con tranquillità lo guardavo tirar fuori il cavalletto, i pennelli, i colori ad olio, la trementina, come mi piaceva quel profumo! È tale il potere evocativo degli odori che ancora adesso mi basta incontrare quell'odore particolare che immediatamente ritorno bambina; trasportata alla luce tenue di quelle giornate nella casa dei miei amati nonni.