domenica 30 dicembre 2012

E se cambiassimo prospettiva?

Certe volte le situazioni e la vita stessa ti obbligano a scegliere di fermarsi...come un rito di purificazione, con visioni, angolazioni e possibilità diverse, tutto cambia prospettiva e tutto diventa un percorso all'insegna del cambiamento...obbligandoti ad intraprendere un viaggio interiore con il sé per poi liberarsi...

Fin da bambini ci hanno insegnato che il tempo si divide tra passato e memoria, tra presente e visione, futuro e prospettiva. Che ha una sua cadenza, un suo ritmo; Il giorno che sfuma a poco a poco e diventa notte, i colori delle stagioni che cambiano: l'arancione caldo dell'autunno, il bianco immobile dell'inverno, il verde brillante della primavera e il giallo-oro ardente dell'estate.
Ci hanno insegnato che il tempo è breve che è poco, ci hanno insegnato a rincorrere il tempo, a contarlo, a rubarlo, a vincerlo. Perché il tempo fugge.

E se cambiassimo prospettiva?

In questi pochi giorni, di feste e di poca tranquillità che cosa ho imparato? Che la pazienza è un'arte, che il sapere aspettare è benefico. Perché in quel tempo di attesa ho avuto la possibilità di concentrarmi su cosa è veramente rilevante, prendere il proprio tempo, connettersi alla terra, respirare e leggere quali sono le priorità vere, cosa voglio essere che è molto più importante del cosa voglio fare, le passioni da coltivare, le voci amiche da sentire, gli incontri preziosi, le lettere scritte a mano bagnate di lacrime, le canzoni da urlare a squarciagola, le risate con il compagno della vita, quel ti amo sussurrato. Ho imparato che bisogna mettersi in pausa e fermarsi. Il non fare non è un tempo vuoto. Anzi imparare a fermare tutto il fare e passare alla modalità dell'essere, imparare a dedicare il tempo a se stessi, a rallentare il ritmo e a nutrire la calma, la contemplazione e l'accettazione, imparare a osservare il flusso dei propri pensieri e lasciarli scorrere senza esserne coinvolti o dominati e cogliere l'Interconnessione di tutte le cose sono i tratti fondamentali della consapevolezza.

venerdì 5 ottobre 2012

Di un bel mantello sauro e con una splendida lista bianca

Quante volte ricordando giorni lontani, tra la folla delle momorie a me care con le immagini che si scoloreranno, una figura rivedrò, sempre viva ed amata: il mio primo cavallo...
Amo il nobile e signorile contegno di questo animale, certo, per intendere e amare il cavallo oltre a una disposizione innata, bisogna vivere con lui, vederlo nella stalla, quando si compiace della nostra compagnia, e si volta a guardarci con i suoi grandi occhi assai più che umani e ci saluta con un breve nitrito; bisogna guardarlo in un prato, quando si dà a galoppare con gli altri suoi pari tornando libero, bisogna provare quando al suo istinto sagace e alla fidata esperienza è consegnata la nostra vita in una notte stellata o in una mattina di nebbia.
Anche i cavalli, hanno la loro fisionomia; dall'occhio all'orecchio, dalla testa alla groppa, si capisce l'ombroso e il restio, quello che morde e quello che calcia. Un cavallo difficile, "folle", nella faccia dura, chiusa, scura, somiglia perfettamente a volte al suo collega umano. Ebbene: il mio amico, di buona statura, di belle forme, ben piantato e aitante, di un bel mantello sauro e con una splendida lista che parte dal centro dalla fronte e giù fino al muso, con un aspetto e un fare così forte e tranquillo, e con una faccia così chiara ed onesta di intelligente bontà, da apparire subito, com'è di fatto, un cavallo galantuomo, valente e sincero.

Quando lo vidi per la prima volta fu istantaneamente mio, un istante e ci capimmo subito, aveva nove anni e oggi che si avvicina alla ventina ho imparato a conoscerlo a ad amarlo ogni giorno di più. Robusto, sano di corpo e di spirito, espansivo ed allegro, quando liberato della briglia si lancia in libertà, corre nei prati e fa capriole e galoppate, non senza essersi prima rotolato giocosamente nell'erba e vederlo sempre così rosso con quella sua maglifica lista bianca su quel verde vivissimo d'autunno mi riempie di gioia...con lui torno fanciulla e come una ragazzina mi riempio di orgoglio e di senso di ammirazione e di rispetto. La sua forza ingrandita dalla mente di fanciulla e associata alla sua docilità volonterosa e sicura, fa di questo cavallo per me, un essere superiore, una specie di protettore e di amico col quale non c'è mai, in nessun caso, da dubitare o da temere. E, fantasia fanciullesca a parte è veramente così, per anni mi ha portato in giro, fido e paziente, sempre pronto e sempre calmo, senza rifiutarsi mai, senza mai mettere piede in fallo...TANUS è il suo nome. 

TERRINE
Le "Terrine" quanto amo questo piatto dove la tradizione, così cara al mio cuore si mescola all'innovazione... antipasto, piatto principale o dessert, calda, tiepida o fredda, tradizionale o di tendenza, semplice o sofisticata, ognuno ha la sua preferita.
La terrina è da sempre la protagonista di chi ama la compagnia! 
Nessun dramma se non vi sembra perfetta: datele qualche giorno e sarà più buona.

LA MIA PRIMA TERRINA DI CARNE
Terrina d'Anatra o d'Oca

150 gr. di fegatini di pollo tagliati al coltello
2 uova
1 bicchiere di marsala
500 gr. di petto d'anatra tagliato al coltello
Sminuzzare con il coltello dei pistacchi e frutta secca a piacere
(fichi, prugne, albicocche, mirtilli rossi Americani)
Sale e pepe
Pestare con il pestello 6/7 bacche di ginepro e aggiungere alla farcia.

Foderare una terrina di ceramica da forno con delle fette di lardo.
Inserire la farcia e chiudere con altre fette di lardo, 3/4 bacche di ginepro, coprire il tutto con delle foglie di alloro dopodichè sigillare totalmente la terrina con del foglio d'alluminio sopra e sotto.
Cuocere in forno a 170° per 90 minuti

Servire con castagne brasate

sabato 30 giugno 2012

Il mio cuore e la mia indole è col viaggiatore...


Adoro viaggiare, se potessi, viaggerei di continuo... nel viaggio, la vita sembra vibri a modulazioni inconsuete, c’è più adrenalina, il cuore è più allegro.
L’inaspettato, lo sperdersi, mi fa sentire più viva, mi attiva i sensi e sconvolge qualsiasi mio pregiudizio.
Quando arrivo ad essere spaesata, si rompe qualsiasi schema mentale.
Incontrare e conoscere nuovi odori, nuovi sapori, nuovi colori che non pensavi neanche potessero esistere.

Si impara di continuo e dobbiamo imparare di continuo, nulla è più scontato, neppure prendere un mezzo o ordinare dal menù al ristorante.
Nessuno ci conosce, nessuno conosce la nostra storia, il nostro nome, il nostro viso, veniamo visti e guardiamo in modo nuovo.

È un momento "unico", un’occasione, dove cercare anche un io più vero, più profondo.
È anche vero che ci sono altre vie per esplorare.

Dice Lao Tzu nel Tao Te King: "Senza uscire dalla porta, conoscere il mondo!
Senza guardare dalla finestra, vedere la Via del Cielo!
Più lontano si va meno si conosce.
Perciò il Santo conosce senza viaggiare;
egli nomina le cose senza vederle;
egli compie senza azione".

C’è del vero, del resto: c’è chi viaggia sempre e non parte mai, avvolto in un bozzolo di pregiudizi. C’è chi parte e va lontano senza bisogno di viaggiare.
C’è chi parte e viaggia e c’è chi non parte e non viaggia.
Forse il punto non è se stare a casa o partire, però lo dico: il mio cuore e la mia indole è col viaggiatore, non sono né così saggia né così malata da star bene solo dove sono nata e dove vivo.

Adoro anche quando sbaglio strada e credo che questo succeda di continuo al viaggiatore: cerca una cosa e ne trova un’altra.
Quando viaggio trovo assolutamente bello e incredibile non capire.
Si! Non capire, ritrovarmi a non comprendere le parole che mi circondano...
privati come siamo improvvisamente di ciò che è più importante...la capacità di comunicare.

La parola diventa suono, una specie di sottofondo ai nostri pensieri, ed è favoloso sedersi in un gruppo e non avere nessun obbligo di capire o dire, immersi in una gelatina di suoni.
Che c’è nella lingua? Cosa nasconde? Cosa ci sottrae?
Durante i miei viaggi, in particolare nei paesi mediorientali e orientali, non ho tentato di imparare l’arabo ne alcuna delle lingue berbere o indi.
Non volevo perdere nulla della forza di quelle strane grida.
Volevo essere colpita da quei suoni per ciò che essi erano, e non volevo che nulla fosse attenuato da cognizioni inadeguate e artificiose.
Viaggiare!!! Lasciarsi andare, immaginate di lanciarvi all’indietro nel vuoto con le braccia aperte e fatevi prendere e fatevi abbracciare dal mondo...questo per me è viaggiare!
Spaventoso? Folle? Forte? Giusto? Sbagliato?

venerdì 29 giugno 2012

Il quadrilatero del silenzio...

Ci sono giorni in cui vorresti che il silenzio la facesse da padrone, giorni in cui hai bisogno di sentire solo i tuoi pensieri, giorni dove non vorresti aprire bocca per tutto il tempo e goderti la quiete del nulla e il sibilare del vento...in questi giorni un po' così mi piace recarmi nel così detto quadrilatero del silenzio: una tra le zone in assoluto più belle della mia città. Qui è veramente molto raro incontrarvi qualcuno, sarà perchè sono rarissimi i caffè o i locali in genere e rarissimi i negozi, comunque da sempre me la ricordo così assordantemente silenziosa. Com'è possibile trovare tanto verde e tanta pace a pochi passi dal centro della città, è presto detto: iin questa zona un tempo sorgevano conventi e ville, era una sorta di piccola oasi spirituale, dove venire per riposare mente e cuore.
Si arriva da Corso Venezia all'altezza della fermata della metropolitana Palestro un grande arco fa da ingresso a un mondo inaspettato. L'atmosfera da subito inizia ad essere vagamente retrò ma quando si arriva in piazzetta Duse è qui che comincia il percorso da fare rigorosamente da soli o con un compagno/a assolutamente rispettoso del silenzio... io e Alberto, allora fidanzati, ci siamo persi per parecchio tempo per queste vie, ci piaceva restare così in sospeso lontano dal caos e ancora oggi se ci capita di essere vicino...Questa piazza elegante con i suoi palazzi liberty, le bellissime cariatidi e le profumate rose antiche è dedicata all'eterna amante di D'Annunzio. Poche aree di Milano hanno così tanto da offrire. Camminare assaporando il silenzio di queste vie è incredibile sono le ville, i giardini e i palazzi che si incontrano.



Casa Necchi Campiglio, dei primi anni trenta perfettamente conservata in via Mozart, dall'esterno si presenta come un grande parco cintato da alte mura, ma nasconde una piscina e un campo da tennis: scenario perfetto per un film. 


Il citofono di via Serbelloni 10 è fantastico da non perdere, sembra sottolinei il silenzio che regna sovrano, un enorme orecchio, opera di Wild, che a Milano ha lasciato tante tracce, tutte magicamente in bilico tra Gaudì e Dalì.


Due palazzi Palazzo Fidia e Palazzo Berri Meregalli sono stupefacenti in cui potrebbe abitare chiunque da Mago Merlino a la bella Raperonzolo: due palazzi da favola da non credere possibile che qualcuno se li sia inventati e costruiti così. Dei primi anni venti in quell'epoca così razionale e poi all'improvviso questi due palazzi...al numero due di via Melegari si trova Palazzo Fidia.
Non è possibile non vederlo tutto interamente in cotto, una struttura eclettica con torri, inserimenti classici e futuristici sembra davvero un incrocio tra un castello e una stazione spaziale.  Tornando indietro e poi entrando in Via Vivaio c'è un  palazzo totalmente in pietra scura che sembra incrostato di carbone e conchiglie è Palazzo Berri Meregalli costruito nei primi anni Dieci. Con i suoi mattoni a vista, i soffitti a mosaico, i putti e i ferri battuti è unico potrebbe essere veramente il portale d'accesso ad un altro Mondo per stranezza e bellezza se poi entrate nell'androne preparatevi ad un tuffo al cuore. Sembra di stare in un salone regale: mosaici in alto, mosaici in basso, pavoni, stucchi, e poi l'oro e i colori delle nicchie luccicano e scintillano ricordando i quadri di Klimt, in fondo una statua opera di nuovo di Wildt una testa cinta di ali " una Vittoria Alata" risalente al primo dopoguerra. 
Ho sempre invidiato gli abitanti di questo Palazzo e a volte mi sono immaginata fossero strane creature...ma le sorprese non sono ancora finite la più grande l'ho tenuta per ultima. In Via dei Cappuccini 9 c'è una cancellata verde e ottone dentro c'è una villa che è quasi una reggia, circondata da un parco enorme; vasche e fontane ne movimentano la superficie e un grazioso sentiero di ghiaia di rosa conduce all'ingresso dell'edificio. Non mi è mai riuscito di capire chi ci abiti però mi è capitato di vedere passeggiare in giardino una coppia di vecchietti accompagnati da una cameriera o una governante che sembrava esser saltata fuori da un libro di Jane Austen. 
Rifacendomi al nome della via il giardino era sicuramente un tempo quello di un convento, poi trasformato in principesco palazzo; si tratta comunque di un luogo spirituale e magico dove si possono incontrare magnifiche ed improbabili creature...guardate bene e li troverete...li, immobili in questo giardino solenne si aggira uno stormo di fenicotteri rosa. 

 Non sono trattenuti da nulla, ne incatenati ne chiusi in gabbia. Volendo potrebbero volar via invece restano a specchiarsi nei rigagnoli d'acqua a godersi il silenzio e la quiete. Nel parco c'è anche una coppia di pavoni se vi capiterà di vedere il maschio cosa assai rara e dovesse mai aprire la ruota della sua coda sarà un giorno davvero speciale. Con gli occhi pieni di un miracolo che si è compiuto in un momento torno al quotidiano sapendo che quando vorrò attraversando l'invisibile specchio nascosto nell'arco di via Salvini tornerò a godermi il silenzio.

Giocare alla Pétanque sorseggiando Pastis...

Adoro l'estate, ma penso che sia proprio per la sua breve durata e il suo sapersi far desiderare. Inizio a pensare alle vacanze non appena vedo spuntare un raggio di sole tra le nuvole di marzo. La luce cambia e si ha voglia di liberarsi dagli impicci dell'inverno e tutto quello che è stato "calore" sparisce per far posto alla freschezza e alla leggerezza.
Non aspetto altro che scappare ogni tanto e recarmi nel Sud della Francia, in Costa Azzurra, il mio itinerario preferito e prelibato. Questo angolo di mondo ha sempre esercitato su di me un fascino davvero speciale. Non so dire cos'è sarà il sapiente miscuglio delle cose, saranno le persone, i tramonti, saranno le ostriche che qui ho iniziato ad apprezzare e ad amare, le moules mariniere, la tartare che come qui non riesco a trovare altrove, il buon vino, la lavanda, i profumi. Ho avuto la fortuna di poterci andare spesso e dalla Costa Azzurra sono partita alla scoperta della Camargue e della Provenza. 


La prima volta che ci sono andata era fine giugno ed era un sogno. Negli anni che avevano preceduto questa mia vacanza avevo visto, per mia fortuna, una buona parte di mondo: Europa, Grandi città d'arte. Piccole isole dei Caraibi, l'Asia che tanto amo tra il Nepal, l'Indonesia, Singapore, Hong Kong...
Ma Cannes mi stregò con il suo fascino in un solo colpo, nello stesso istante che scesi dall'auto, il profumo dei fiori misto al mare, la brezza leggera che mi accarezzava le guance, il sole caldo e assoluto, ma non esagerato. Le sue viuzze che in questa parte del Sud della Francia sono uno scenario suggestivo...ma al di là dei grandi hotel stellati, dell'architettura splendida, dei musei, al di là che l'arte è ovunque e che è la terra di vita e di realizzazione dei più grandi artisti del XX e del XXI secolo, Picasso, Chagall, Monet, Renoir...al di là di tutto questo, quello che mi stupì di più e che mi continua a stupire era la gente. La gente sembrava essere intenta sempre e ovunque a Vivere e a Vivere con eleganza, assaporando la Vita.
Fu allora che capii che qui avrei voluto invecchiare. Perché gli anziani mi sembravano contenti, riuniti a giocare a pochi metri dal mare alla Pétanque sorseggiando Pastis con quel sapore fresco di anice, mi affascinò vedere queste strane bocce e vedere giocare con così tanta compostezza. Fino ad allora avevo avuto in qualche modo timore di invecchiare. Ma li tutto sembrava migliore, anche le rughe e andare in giro con i capelli bianchi raccolti o lasciati cadere sulle spalle. Mi immaginavo una me stessa diversa che camminava mano nella mano con mio marito, serena e felice. Intenta ad assaporare i profumi e i sapori di questa magnifica regione. Quell'estate iniziai a mangiare in modo diverso, non è stato drastico il cambiamento direi piuttosto il contrario, molto, molto lento, ma era ormai radicato in me...


Ho passato molti anni e molte ricorrenze in questa parte di mondo da Monte Carlo a Saint Paul de Vence a Nizza a Cannes e Saint Tropez. Non mi serve altro per dire che adoro questa terra, e tornarci ogni volta che ne ho la possibilità mi fa sentire come se stessi tornando a casa. Vorrei trascorrere gli ultimi anni della mia vita in una casa leggermente in collina sopra a Cannes sorseggerò Pastis e giocherò a bocce felice che in Francia la regola dica che non si possono staccare i piedi da terra, perché per quell'epoca certamente le mie gambe non ce la faranno più. Amerò ancora cucinare e aprendo le finestre della cucina al vento del Mistral, sarò felice di usare le erbe di Provenza e il fleur de sal di Camargue comperati al mercato locale. Coltiverò violette per caramellarle lentamente nello zucchero. Mi dedicherò alle confetture di rosa e lamponi, sarò sapiente maestra nel preparare ottimi paté. Sognerò ancora tavole con tovaglie bianche di fine fiandra profumate di lavanda sotto pergolati di uva fragola, sfornerò pane profumato e croccante usando la ricetta di mio papà ricordandomi della mia famiglia. E amerò la vita che avrò vissuto fino a quel momento... 

domenica 13 maggio 2012

Ed io bramavo e volevo sapere tutto...

Dicono che fossi una bambina giudiziosa e matura, con grande senso pratico, estremamente indipendente e fantasiosa. Non ho mai amato giocare con le bambole, preferivo passare il tempo ad ascoltare i grandi o nel laboratorio odoroso di olio, vino, muffa, che altro non era che una cantina, osservare mio nonno trafficare. Acuto, intelligente, geniale, aveva sempre qualcosa da fare, lui pesava, misurava, componeva...sapeste come mi piaceva guardarlo...e senza dire una parola sapevo che mi avrebbe permesso di usare a volte un martello a volte il morsetto, questi strumenti così belli e particolari, mi piacevano e mi entusiasmavano. 

In quei momenti trascorsi con mio nonno che divennero poi sempre più frequenti con il passare degli anni, cercavo di farmi raccontare molta della sua vita, gli aneddoti, le avventure. Ed io bramavo e volevo sapere tutto. In particolar modo amavo farmi raccontare lo stesso episodio come ad esempio, l'incontro con la nonna, o altro argomento comune, era un gioco, prima da mio nonno e poi da mia nonna. Lo guardavo, lo ascoltavo con attenzione nel timore di perdermi qualcosa di importante, uno sguardo, una frase. E infine li mettevo insieme, come un regista, facendo combaciare tutti i pezzi. Ne usciva sempre qualcosa di meraviglioso e di unico che mi rendeva felice.

Vi sono alcuni ricordi della mia infanzia  che conservo vividissimi.
Mi ricordo un giorno dove passeggiavo con mio nonno ai "Giardinetti di Porta Venezia" e ricordo l'esatta sfumatura dorata della luce di primo pomeriggio. Sull'acqua del laghetto gli splendidi colli lunghi arcuati e candidi dei cigni, i riflessi violacei dell'acqua e nell'aria odor di foglie e prato, bambini correre vicino all'argine speranzosi di dar da mangiare ai simpatici anatroccoli... Passeggiare con mio nonno voleva dire conversare con lui di mille argomenti, interrompendoci di tanto in tanto per prenderci una granita alla menta e arancio, nostra specialità, e i suoi discorsi sono sempre stati improntati al rispetto per la libertà per ogni singolo essere umano e nella difesa dei più deboli.

A volte nelle giornate di sole mi veniva a prendere con il suo motorino e lungo il naviglio e i filari di tigli andavamo a fare delle belle scampagnate, ci spingevamo in aperta campagna fermandoci spesso a chiacchierare con i contadini, entravamo nelle cascine a vedere gli animali a bere del latte appena munto o ad accarezzare i vitellini appena nati. Una tappa obbligatoria che aspettavo con gioia, era quella di andarci a fare il nostro bicchierino, un bel bicchiere di spuma in una delle trattorie o in uno dei bar di paese che incontravamo, quanto aspettavo quel momento, quel momento incredibile, quando varcavo la porta e non vedevo nessun'altra bambina o bambino, quanto mi faceva sentire grande, che fantastico momento, che gioia, grazie nonno! 

In uno di quei bellissimi giorni mi ha insegnato a pescare, fin dal primo momento, ho capito che mi sarebbe piaciuto enormemente, i preparativi, l'attesa e l'entusiasmo di vedere scendere il galleggiante e le nostre gare? Ci inventavamo gare di pesca e tutto il bottino immancabilmente finiva tra le abili mani di mia nonna che come ricompensa ci preparava uno splendido pranzetto a base di fritturina accompagnata da una tenera insalatina verde.


 

Quante risate e che gioia stare insieme.

Era sempre pronto a insegnarmi qualcosa, lasciandomi la libertà di imparare da sola, senza condizionamenti. 

Nelle giornate un po' grigie ci piaceva restare a casa, sedevamo affianco alla portafinestra del terrazzino lasciando aperta la finestra facendo entrare la luce tenue e le voci della città. Passavo il tempo ad osservare le abili mani di mio nonno disegnare, poi con tranquillità lo guardavo tirar fuori il cavalletto, i pennelli, i colori ad olio, la trementina, come mi piaceva quel profumo! È tale il potere evocativo degli odori che ancora adesso mi basta incontrare quell'odore particolare che immediatamente ritorno bambina; trasportata alla luce tenue di quelle giornate nella casa dei miei amati nonni. 

martedì 8 maggio 2012

Alla ricerca della Vita...quella Vera

A volte succede...succede di voler riappropriarsi della nostra vita e delle nostre scelte, le fatiche di anni ci appaiono per quello che in realtà sono: barriere protettive entro le quali si segregano le possibilità di godere anche dei più piccoli piaceri della vita, come sdraiarsi in un prato e sentirne la morbidezza e la freschezza, godere insieme a tuo marito un pic-nic in un parco o in riva al mare o un buon pranzo in un piccolo bistrot o camminare nel centro della tua città o andare in mattinata in un museo o ad una mostra senza sensi di colpa per mille cose da fare che si stanno trascurando, l’ebrezza di un giorno qualsiasi della settimana con una vera colazione o di una mattina senza sveglia, il fascino di una giornata senza computer o di una conversazione con un amico che non abbia una durata predeterminata, il piacere di lavorare facendo qualcosa che ci gratifica ed arricchisce l’animo, magari non tanto il portafogli, e la gioia di vivere in un posto in cui ad un sorriso si ottiene di rimando un sorriso. 


Mi sento fortunata...Ho una famiglia che mi ha sempre spinto a seguire le mie passioni ad inseguire i miei sogni e a cercare di realizzarli, mi hanno cresciuta all’ombra di grandi valori educandomi ad amare la gente, le diversità, insegnandomi le grandi idee di uguaglianza e fratellanza che sono orgogliosa di aver condiviso, cercando nel mio piccolo di rendere il mondo un luogo migliore. Sono stata libera di viaggiare, conoscere e non mi sono mai sentita sola anche se lontano...poi al mio fianco c’è sempre stato, in ogni singolo momento del giorno e della notte, Alberto, mio marito, l’uomo che ha condiviso con me l’amore per le grandi sfide e le bellissime avventure...
Improvvisamente mi sono accorta che, a cambiare vita ci voleva veramente un attimo!
È  stato un secondo uguale a tutti gli altri secondi vissuti prima, solo che in quel preciso momento mi sono accorta, che tutti quelli a seguire non sarebbero stati più uguali. È stato come un colpo di spugna che cancella la lavagna e che spezza la routine, quando oramai il vaso è colmo e inevitabilmente la nuova goccia non ci può stare. Non c’è stato nulla di teatrale o fenomenale, eppure è stata una vera e propria illuminazione, una presa di coscienza ferma.

Ho mollato tutto nel 2008 e quest'anno festeggio il mio quarto anniversario.
Ho avuto un lavoro per 21 anni come giornalista che mi è piaciuto, mi è servito mi ha formato e che mi ha fatto capire alla fine che non era quello che volevo "per sempre"...ci sono persone nate per altro...
Ho scelto di essere padrona della mia vita, ho scelto la felicità.

Improvvisamente mi sono accorta di essere alla ricerca della Vita, quella Vera, quella che ti parte da dentro, quella che ti si legge negli occhi, quando scegli di svegliarti la mattina, guardare in faccia l'uomo della tua vita, l'uomo giusto per me, che non ti lascerà mai e che non lascerò mai, l'altra metà della mela...e poi insieme uscire e rimettersi in gioco nuovamente a oltre quarant’anni e creare insieme, un luogo insolito è fantastico...

Papà e il suo mondo gentile

Ho sempre paragonato mio padre ad una quercia, non una quercia qualunque ma, una di quelle querce immense, secolari che da sola basta per un maestoso e infinito paesaggio, alla "Via col vento" per intenderci.

Qualsiasi cosa accade lui è saldo, fermo e sicuro, ti abbraccia e protegge...il posto più sicuro al mondo dove rifugiarsi e tornare sempre.

Infaticabile, inossidabile lui c'è e c'è sempre. Infinitamente delicato quanto le prime foglioline verde tenero di primavera. È il papà che tutti vorrebbero; presente e non finirò mai di dirlo, sempre con una parola di conforto e soprattutto la parola giusta al momento giusto, pronto sempre a confortarti e a coccolarti con una tazza di cioccolata calda e fumante o con un buon bicchierino di cherry.

 

Gentile nei modi e dall'animo gentile.  Amante delle Arti a tutto tondo è sapiente alchimista nel dosare la poesia alle epiche battaglie spronandoti o moderandoti nella vita.
Mai e poi mai giudicante ma sempre pronto ad ascoltarti ed accompagnarti nelle scelte più importanti o meno della vita. Il suo mondo gentile fatto di poesia, letteratura, musica, arte...sempre alla ricerca del bello mi ha insegnato a proteggerne e capirne i valori.

Amante della natura, della vita all'aria aperta, della terra, degli animali e grande appassionato di cavalli...da bambina ma, ancora oggi resto ore incantata a sentirlo decantare un passo particolare di poesia dove si parla di loro.

I cavalli, questi magnifici animali, una passione che mio padre mi ha passato e che fa parte di me come il mio DNA.

Paladino della giustizia e difensore dei più deboli mi ha sempre fatto vivere sotto questi vessilli è un vero "cavaliere" dall'animo nobile.

Mai una volta si è fatto giocare dagli avvenimenti anche se drammatici...sempre pronto ad affrontare il fato con sguardo alto e fiero senza mai averne paura: "vagli incontro sempre, affronta le tue angosce, le tue paure, non frenarti mai, segui il tuo istinto e il tuo cuore, lui ti guiderà nella giusta direzione...sii sempre gentile, o almeno tenta, anche con chi non lo è con te, dai sempre un'altra possibilità a chiunque, non giudicare mai, cerca di essere riflessiva e con mente ferma e presente, non farti mai giocare da chi cerca di condizionarti, sii sempre libera perchè un uomo libero è sempre se stesso e segui sempre i tuoi propositi i tuoi sogni e la tua strada, difendi i più deboli, ama la tua casa e la tua terra e rendila se puoi migliore, fai in modo che la tua dimora sia aperta a tutti e a volte se serve anche rifugio, circondati di cose belle, proteggi l'arte e rendi bella la tua vita, sii generosa, non attaccarti alle cose, aiuta sempre il prossimo, non essere calcolatrice e non essere rancorosa".

Questo mi ha insegnato mio padre e non finirò mai di ringraziarlo abbastanza e queste sono le mie regole.

venerdì 4 maggio 2012

Mamie e i suoi universi magici

Lei è magica!!!

Ho sempre paragonato mia mamma "Mamie" un po' a Mary Poppins un po' alle tre fate della Bella Addormentata nel Bosco; a volte pasticciona, a volte in conflitto a volte PERFETTA!!!

Me la immaginavo sempre di notte quando l'ora è più propensa e giusta per lavorare per qualche magnifica e superlativa magia che poi l'indomani avrei trovato, in realtà non sempre accadeva, anche lei a volte dormiva ma, spesso la splendida sorpresa era li che mi attendeva.

Come vi ho detto lei è magica davvero!!!

Quando da ragazza restavo sola a casa non vedevo l'ora che lei tornasse. Appena entrava come per magia tutta la casa si riempiva di vita, colori, musica, la casa si rianimava, si toglieva il velo opaco della polvere, tutto era pieno di gioia e colori...e ancora oggi mi capita lo stesso quando la vedo arrivare. Lei era ed è magica!!!

Ogni giorno ho visto creare, inventare alchimie magiche; qualsiasi cosa: la più banale, la più piccola, quella dimenticata, impolverata, nelle sue mani prende vita e valore...

Da grande chef di sopraffini dolci dagli accostamenti di sapori eccellenti ad architetto dagli angoli improbabili e scale impossibili passando dalla sartoria più famosa di tutti i regni con stoffe impalpabili, sete pregiate dall'antica Cina, broccati dalle migliori case veneziane, velluti dalle corti francesi e tartan dalle casate più nobili delle corti inglesi e scozzesi...al grande sovrintendente della Arti pittoriche...in tutto questo e ancora di più lei sapeva e si sa trasformare...è mia mamma.

Dalle sue mani sapienti nascono universi di magnifica bellezza stupendo tutti, che siano bambini o adulti, a volte, ne sono sicura, ancora oggi, si stupisce anche lei. Si, perché solo lei sa custodire il segreto di questa magia...quella bellissima sua aria sempre senza tempo dove gelosamente protegge l'ingenuità di fanciulla, la semplicità dei bambini, la generosità di cuore.

Una vera forza della natura, presente anche se lontana, lei è quella che ti risveglia lo spirito, che parla con il tuo Angelo Custode e che gli chiede sempre di proteggerti. È quella che a Natale ti regala le bacchette magiche pensando che tutti siano come lei ma, la magia colpisce solo poche persone ma, lei non lo sa oppure...sa cose che noi non sappiamo?! Per fortuna è la mia mamma ma, sono sicura che molti avrebbero voluto portarmela via per tenerla con se.

Ogni volta che penso a lei mi vedo bambina davanti alla vetrina del negozio preferito, pregustandomi poi il momento di entrare e visitarne l'interno...dall'aria antica, con un'unica vetrina, dove però ogni cosa non è a caso ma, è sapientemente messa al suo posto: colori, libri, tessuti, dolci, giocattoli, musica ogni cosa ha un suo posto, un suo tempo e un suo ordine tutto ti trascina in un turbine di appagamento e felicita rimanendo affascinati da vederne la magia...e non si finisce mai di voler andare in quella bottega-emporio per tutta la vita.

Questa è mia mamma "Mamie" con tutti i suoi universi magici.

Mi divertivo a contare lo spazio che c’è dal lampo al tuono...

Adoro quei giorni grigi e piovosi sin da quando ero bambina…
Ricordo un giorno di tanto tempo fa d’inizio settembre, ero con mio nonno, ed era la prima giornata piovosa, tirava un freddo vento da nord-ovest, ci trovavamo in una casa di campagna dove passavo le mie vacanze, era un pomeriggio di fine estate inizio settembre quando i giorni iniziano ad ingrigire presto e poi tuonano da lontano, mi divertivo a contare lo spazio che c’è dal lampo al tuono per vedere quanto il temporale fosse lontano da noi; sostavamo tra il piano terra e la mansarda sulle scale, in una confortante nicchia con una grande finestra… è stato un pomeriggio straordinario e il ricordo è ancora molto vivo, mi piaceva guardare fuori dalla finestra, osservare i prati bagnati, le siepi piene di bacche di Rose Selvatiche e di Biancospino e conversando con mio Nonno mi fece notare che le bacche più vistose erano quelle dei Sambuchi e dei Rovi.

 

Vi era una gran quantità di alberi mossi dal vento, Ippocastani pieni di frutti e Castagni con una massa di ricci pungenti…
Ancora oggi mi piace vedere la pioggia sui vetri e ascoltarla cadere sul tetto della mansarda confortata dalla certezza di non andare da nessuna parte...

Il mio ideale di relax è racchiuso in poche cose: un’atmosfera silenziosa e dolce, distendermi sul divano o sul mio letto con una copertina coccolata da una tazza fumante di tè caldo profumato di fiori o frutti esotici, alla quale aggiungere un biscotto fatto in casa o ancora meglio il sapore inconfondibile delle petites madeleines...come Proust così per me "un cucchiaino di tè in cui hai intinto un pezzettino di madeleines è un piacere infinitamente delizioso" o quando sono in Francia la setosa morbidezza dei macarons ripieni di ganache al pistacchio o al caramello e fleur de sel sono pura essenza preziosa, la compagnia di un buon libro, e il morbido pelo di Hammy (Hemingway) il mio gatto sono i miei migliori compagni e quando i giorni sono un po’ più umidi del solito il crepitio e il caldo tepore del camino sono i nostri migliori alleati.
Stranamente invece se mi trovo al mare, vedere cadere la pioggia mi spinge ad uscire e lasciarmi bagnare dalle gocce tiepide.

Credo che concedersi un momento tutto per sé, nell’arco della settimana, gustando un tè caldo, è un piacere veramente speciale, che a volte riesco ad offrirmi come un profumato messaggio di mondi lontani e misteriosi, fatti di passioni, speranze e tradizioni diverse, da accompagnare con un piccolo dolce o salato ma da gustare con calma, da soli o in compagnia di chi sa apprezzare momenti intimi.

Madeleines alle mandorle
profumate alle rose
per una trentina di madeleines:


farina 120g
farina di mandorle 50g
zucchero 150g
burro fuso 150g
uova 3
scaglie di mandorle 50g
lievito per dolci 1 cucchiaino e mezzo
essenza di mandorle 2 cucchiai
acqua di rose 2 cucchiai
Mescolare tutti gli ingredienti e lasciar riposare l’impasto per un’ora al fresco.
Riempire gli stampini di madeleine e far cuocere per una decina di minuti nel forno a 200°.

giovedì 3 maggio 2012

Un regalo all'improvviso...Il Paese della Cuccagna

E' capitato così per caso...

Un anno io e mio marito, stanchi dal troppo lavoro ci prendemmo alcuni giorni di riposo, decidemmo di partire così su due piedi senza una meta ben precisa...amanti delle avventure un po' insolite e ottimisti come sempre ci dirigemmo verso nord...

Al secondo giorno di viaggio ci ritrovammo a costeggiare le rive di un fiume in un'imprecisata contrada europea, al centro di una ridente vallata, andammo a soggiornare in una piccola casetta di mattoni con una porta rosa antico, sulle rive del fiume vicino ad un piccolo porticiuolo di barche...


Nel mezzo alla valle sorgeva un monte, un vulcano, sul cui cratere era posta un'immensa caldaia. Il Pacifico vulcano si prestava a servire da fornello: un enorme vaso che bolliva e ribolliva sempre, gorgogliava e traboccava, dal quale balzavano fuori maccheroni, ravioli, tortelli che si rivestivano di formaggio nel ruzzolare giù dal pendio, e in ultimo andavano ad affogare in un fosso di burro che stagnava ai piedi del monte stesso.

Vi erano inoltre molte altre simpatiche particolarità: le scimmie giocavano a scacchi, il re di questo incredibile piccolo regno, era solito dormire per tre anni di seguito in un letto di cialde cucito con spago per salsicce, i fagiani, al suono di una tromba, correvano in bocca già cotti, il cielo mandava per pioggia brodo di capponi.

La terra produceva tartufi grandi come case; i fiumi erano di latte o di vino; i monti, invece che d'essere incappucciati di neve erano coperti di ricotta; le vie lastricate di lasagne o maccheroni, composti a mosaico. Le case avevano per tegole forme di formaggio; le mura fabbricate di mostaccioli napoletani o cannoncini alla crema; i ponti erano salami mostruosi. Le carrozze andavano da sole, senza cavalli e senza cocchieri; alcuni alberi producevano frutta tutto l'anno, altri abiti di tutte le taglie e di tutte le qualità. E c'era una fontana dove chi si lavava il viso ringiovaniva fino all'età che desiderava. Qui chi più dormiva più guadagnava; e chi per caso veniva trovato a lavorare finiva in prigione.

È stato uno dei viaggi più incredibili che ci siano mai capitati ma, purtroppo non sempre le ciambelle riescono col buco e infatti per tante altre volte abbiamo provato a ritrovare la strada ma, mai in nessun caso l'abbiamo più trovata... Una parentesi indimenticabile!!!

Ricordi... La mia infanzia... Le vacanze...poi l'odore aspro delle foglie di pomodoro...

La mia infanzia... A quell'epoca la scuola iniziava ad ottobre... Ricordo le vacanze...

I miei affittavano come ogni anno delle grandi case per radunarvi tutta la famiglia.
Erano momenti meravigliosi. Ero ancora troppo piccola per poter apprezzare questi gesti, gesti di amore incondizionato. Ora ripensando, rivedo e stringo nel cuore per non farli volare via.

L'estate profumava di libertà...tutto sembrava possibile in quell'universo di esplorazioni, di allegre avventure segrete dove io e mia sorella ci immaginavamo ora pirati senza paura ora capi-esploratori di importanti spedizioni e quando arrivava l'ora di pranzo e rientravamo dopo una strabiliante avventura, sentivamo già il profumo di manicaretti paradisiaci e tutto profumava di un incredibile generosità che riuniva attorno alla nostra tavola tutti i vicini occasionali di quei giorni d'estate.

Le vacanze...la montagna...la campagna...la mia cattedrale verde...lì, il mio cuore di bambina ha intonato canti felici, il mio occhio ha colto i segreti dell'osservare, il gusto i sapori dell'orto e il naso l'eleganza dei profuni.

Con i piedi nudi calpestavo l'erba verde e folta e in questo mondo di fiori e ortaggi mi inebriavo di profumi. Primo fra tutti quello del basilico che distesa a pancia in giù sulla terra dell'orto accartocciavo tra le dita andando in estasi, poi l'odore aspro delle foglie di pomodoro e i fiori che cingevano a cornice questo orto meraviglioso, buttavo il viso tra i fiori come un'assetata...

Oh splendidi ricordi del tempo in cui ero sovrana di un regno senza artifici...

Come soldati ora rossi, ora gialli, ora bianchi, ora viola ogni anno arruolavano nuove reclute fino a formare un'armata di ranghi serrati, i garofani i fiori preferiti di mio Nonno si ergevano fieri, svettavano fieri con la loro bizzarra corolla cesellata e diffondevano tutt'intorno una fragranza calda e orientale.

E soprattutto c'erano i tigli. Nelle ore più calde l'ombra di queste piante era la più profumata dei pergolati. Io mi sedevo sulla panchina sotto le fronde e ispiravo a grandi boccate l'odore di miele puro che si sprigionava dai fiori color oro pallido. Il profumo intenso dei tigli sul far della sera era un rapimento asiatico che si imprimeva in noi in modo indelebile che solo il frangipane che scoprirò anni dopo può stare al confronto.
Un profumo da ispirare a pieni polmoni, e l'aroma provocava la sensazione incredibile di bere, insieme all'aria che respiravo, un concentrato d'estate e miele.

Ah la bella stagione! L'Estate! Il corpo, libero dagli impicci dell'inverno, assaporavo finalmente il tocco della brezza sulla pelle che nell'estasi della libertà ritrovata si offriva al mondo smisuratamente...
L'aria immobile, era satura dal ronzio di insetti invisibili, gli ulivi cantavano una melodia col passare del vento tra le fronde. Ricordo... risalgo ancora al tiglio... un dondolio di rami... nella mia immagine che tengo ancora stretta un'ape fa provviste... Mi ricordo...


...Lui lo sapeva. Con sguardo acuto abbracciava la superficie dell'orto e in una frazione di secondo ne valutava tutti gli aspetti climatici e così sapeva. Lui sapeva quale sfera rossa si poteva cogliere in quel preciso momento...mio padre...e lo raccoglieva proprio in quel momento, giaceva nella sua mano, poi me lo porgeva. Era un rito che amavo e che ancora oggi continuo ad amare. Afferravo il bottino, ormai mio prigioniero e correvo via.

Accasciata sotto i tigli mi risvegliavo da una siesta inebriante cullata dal fruscio delle foglie, e sotto questa volta di miele dolce, mordevo il pomodoro. Sotto ai tigli, tra profumi e sapori, addentavo i bei frutti color porpora scelti da mio padre, appena colti, era una cascata di piacere. La resistenza della buccia tesa quel poco quanto basta, la polpa che si scioglie in bocca, il liquido ricco di semi che colava agli angoli della bocca e che asciugavo senza paura di sporcarmi le dita, quella piccola sfera carnosa così piena di natura, così piena d'avventura...

Torta salata al Profumo d'estate

Prendere una pasta sfoglia pronta o pasta brisè, spalmarla con due tre cucchiai di senape all’antica al vino bianco in grani (in genere uso per abitudine la "Maille"), lasciando libero un bordo di circa 1 cm. Coprire con delle fettine sottili di pomodoro maturo. Condire con un filo d’olio extravergine d’oliva, del fior di sale di Camargue e timo, infornare a 200° per un 20 minuti, il tempo che la sfoglia diventi croccante. Sfornare, tagliare a quadretti e servire con un’insalatina verde.
E' PURA ESTATE!!!

Il Pane di casa

Il pane di casa è tutt’altra cosa del pane e basta. Contiene tutto quel che la parola "casa" è in grado di evocare: calore, bontà, generosità, semplicità, amore.
"Bisogna fare il pane" mi dice mio padre -" è come, in un certo senso, salvarlo, bisogna continuare a farlo come si faceva nelle case di un tempo. Un pane che è giusto, buono fino all’ultima fetta, anche quando all’ultima fetta ci si arriva dopo quindici giorni".
Mio padre è eccezionale, trait d’union tra passato e presente, artefice di vita, dalla farina al pane...
Bravo, umile, silenzioso, operoso.
Quando in giro ci tocca mangiare certe falsità spacciate per pane, certi decadenti assemblaggi e quant’altro serva a mascherare l’incapacità di far buono il semplice - farina, acqua e sale - sospiro e penso al pane che "salva" mio padre almeno una volta la settimana...
È un pane gentile, è pane vero... Gustato una volta, lo desideri per sempre.
"In casa il pane, si faceva una volta ogni sette giorni, in generale a fine settimana. Doveva durare per tutti i giorni, non se ne buttava via una briciola.
Ogni famiglia aveva il suo impasto. In generale erano le donne di casa ad occuparsene. Era un rito che a noi bambini piaceva. Il forno a legna era comune. A turno si accendeva, a turno si puliva. ..I turni erano precisi. Chi infornava per primo questa settimana passava secondo la settimana dopo e terzo quella dopo ancora e così via. Era come un cerchio, il forno al centro e noi tutti intorno, senza privilegi per nessuno: a tutti, a turno, toccava cuocere quando il calore era perfetto: a tutti toccava essere primi e tutti ultimi, a tutti toccava occuparsi della legna, a tutti della cenere.
Ognuno faceva il pane che voleva, diversi erano gli impasti, le forme e i segni per marcare le pagnotte. Guai a farle cadere, guai a capovolgerle: era come mettere il mondo sottosopra...

...Dopo che sono andato via il pane ho smesso di farlo per parecchio tempo...ma sono sempre stato capace, anche se la farina non è più quella e neanche il forno...

...Se vuoi ti insegno...A impastare si impara, non si nasce già capaci, ma poi è come respirare, ti dimentichi di come si fa solo dopo che non ci sei più...Dai!..."Facciamo il pane"...Fare il pane significa pensare; non basta usare le mani per impastare e fare le forme. Bisogna conoscere gli elementi: la terra che genera il grano, l’acqua che lega l’impasto, l’aria che lievita la pasta, il fuoco che cuoce, il tempo dell’attesa..."
Ogni giorno da migliaia di anni, un prodigio si rinnova e io, vedo in mio padre un incantatore, un alchimista che gioca e misura con sapienza: farina acqua e sale.
"Mi piace fare il pane, impastare e vedere crescere le pagnotte grosse. I pani piccoli non li capisco molto, mi sembra abbiano perso il gusto dell’amicizia, del dividere il pane in compagnia e del raccontarsi"...
"Fare il Pane...nelle mani la farina...rivedo i contadini che coltivano il grano...ne riconosco il volto...e rivedo i mugnai che macinano il grano"...sospira e con malinconia, il ricordo nel cuore e gli occhi un po' lucidi alza gli angoli della bocca...poi ritorna a me...

..."Impastare un gesto antico, delicato e deciso, tenero ed energico, ritmico come una danza che impegna il corpo e alleggerisce la mente è uno dei segreti della bontà del pane richiede tempo: si stancano le mani prima che si stanchi l’impasto di essere impastato!
Le mani esperte riconoscono quando l’impasto ha raggiunto la giusta consistenza: "Quella del lobo dell’orecchio di un bambino, si diceva una volta".
"La lievitazione deve avvenire in un luogo riparato tiepido e asciutto: freddo e caldo lo danneggiano chi impasta sa quanto sia diverso farlo in giornate umide e giornate secche"...
"Persino l’umore di chi impasta influenza il pane e lo condisce: tristezza, preoccupazione, ansia, dolore, rabbia non sono buoni ingredienti"...
"Non uso il lievito di birra, è troppo facile. Preferisco, la pasta madre, il più antico sistema di lievitazione; ci vuole pazienza, impastare, modellare, infornare...Che gioia però quando l’impazienza la vince e si sbircia nel forno: si vedono le pagnotte dorarsi, tendere al bruno, ricordare i loro campi di grano nei caldi tramonti di giugno...e mi rivedo fanciullo, correre in quei campi spensierato e felice...ed è come un cerchio che si chiude".
La ricetta del Pane: "il pane, uno ce l’ha nelle mani, oppure non ce l’ha.
Le ricette non servono, è un fatto di sentirlo sotto le dita".

Pasta Madre di Papà: "Impastare 300 grammi di farina biologica macinata a pietra con 300 ml. di acqua minerale a circa 30° C. Coprire l’impasto con un panno umido e lasciarlo riposare in un ambiente tiepido (26°C) per due o tre giorni (ottimo un barattolo di vetro a chiusura ermetica), per fare avviare la fermentazione.

Poi si procede con i rinfreschi, cioè impastare il composto aggiungendo nella stessa quantità farina e acqua. Dopo un paio di rinfreschi la madre è pronta e dovrebbe raddoppiare di volume in due o tre ore. La madre si può conservare in frigorifero per due o tre giorni, ricordarsi di rinfrescarla ogni volta prima di utilizzarla così il pane lieviterà meglio.

martedì 1 maggio 2012

Fin da bambina cucinare mi divertiva...

Fin da bambina cucinare mi divertiva... Adoravo nei giorni di festa o in vacanza restare in cucina con mamma, papà, i nonni e gli amici. E oggi all'età di oltre quarant'anni mi da ancora tanta soddisfazione, mi rende felice, mi scarica dopo una brutta giornata e mi ricarica di energie positive. Cosa troverete in questo blog? Ci troverete tutta la mia famiglia: mia mamma con i suoi universi magici, mio papà e il suo mondo gentile, il mio compagno di sempre nonchè il mio unico grande amore e marito, la mia splendida e speciale sorella, il mio strepitoso nipotino, il mio divertente fratello-cognato, il mio sportivo zio con tutta la sua bellissima famiglia, i miei dolcissimi suoceri, la delicata sorella-cognata di mio marito con il suo riservato compagno, alcune amiche, i miei compagni di giochi, tutti i miei animali, le nonne che ci sono e le nonne e i nonni che non ci sono più, che vivono nei ricordi e nei piatti che hanno tutti una storia dietro, legata a tempi passati o all’infanzia di qualcuno di noi. Sarà familiare anche perché, racconterò un po’ di tutto, della mia vita quotidiana dei miei ricordi d'infanzia e di quello che mangio e provo, come se raccontassi di me in un diario. Ogni ricetta è un pretesto per raccontare di un’uscita con gli amici, di un momento della stagione che mi piace, di un ricordo, di un viaggio o semplicemente di un sapore che mi ha colpita. È un po’ come far parte della mia famiglia, sedersi a tavola con noi la sera, assaggiare qualcosa di nuovo e raccontarsi di quello che è successo il giorno, con i toni semplici e leggeri che si tengono davanti ad un piatto di pasta fatta in casa.

Questa sono io, in bilico tra la mia città e la voglia di scoprire il mondo.

Benvenuti nella mia vita!